domenica 28 marzo 2021

Recensione - “La governante della regina” di wendy Holden

 

“La governante della regina” di Wendy Holden

Edito Piemme

€ 19,50 cartaceo - € 10,99 eBook

Lei è la donna più famosa del mondo, e Marion Crawford ne ha conosciuto i segreti più intimi. Ma qual è il prezzo da pagare per essere stata accanto, per diciassette anni, alla regina Elisabetta II? È ormai una vecchia signora quella che, all'inizio di ogni estate, affacciata alla finestra della sua grande casa nella campagna scozzese, aspetta. Aspetta una macchina nera che passa di lì tutti gli anni, e ogni anno lo fa senza fermarsi. In quella macchina ci sono due donne. Non due donne qualsiasi. Una di loro siede sul trono d'Inghilterra da più tempo di chiunque altro prima di lei: Elisabetta II. Lilibet, per pochissimi. L'altra è sua sorella, Margaret Rose. Avevano sei e un anno quando Marion Crawford, giovane insegnante scozzese, le incontrò per la prima volta. Era il 1932. Figlia di proletari, Marion aveva un sogno: insegnare ai bambini delle poverissime famiglie dei sobborghi di Edimburgo. E si ritrovò, per uno scherzo del destino, a insegnare alla bambina più ricca di tutto il paese. Una bambina che, alla nascita, aveva ricevuto in dono tre tonnellate di giocattoli. Marion accettò la sfida, pronta a dare alle sue due allieve lezioni che nessun bambino reale aveva ricevuto prima di allora: lezioni di vita vera. Grazie a lei, Lilibet e Margaret prendono la metropolitana, passeggiano per Londra, fanno il bagno in una piscina pubblica. Marion resterà con loro nei tumultuosi anni dell'abdicazione dello zio Edoardo, e poi della guerra e del nazismo; e sarà lì, in disparte ma presente, quando gli occhi di Elisabetta si poseranno per la prima volta su Philip. E intanto sacrificherà la sua, di vita, l'amore, e in parte anche le sue idee, quelle con cui avrebbe voluto cambiare il mondo. Quanto c'è degli insegnamenti di Marion nella vita della donna che ha regnato sull'Inghilterra tra scandali, intrighi politici, drammi familiari? E perché, concluso il suo incarico, Marion sarà dimenticata, o per meglio dire bandita, dalla casa reale? Perché quella macchina nera non si fermerà mai? Sulla scia di "The Crown", un episodio poco conosciuto e ancora fitto di mistero della vita della sovrana, in cui la penna di Wendy Holden fa rivivere con una vivida ricchezza di dettagli un intero mondo, insieme all'incredibile personaggio di Marion Crawford, finora volutamente consegnato all'oblio.

LA MIA RECENSIONE 

Sono partita aspettandomi un grande libro, quando si racconta di governanti al servizio di persone note c’è sempre quella curiosità di sapere i segreti più nascosti, le abitudini mia raccontate, “La governante della regina” mi ha incuriosita subito, sono sempre stata attratta dalla vita dei reali d’Inghilterra, e questo libro ha posto in me grandi speranze, “che bello ora saprò di più sulla vita della regina Elisabetta II” mi sono detta, ma queste aspettative sono cadute molto in basso. 

Prima di leggere il romanzo mi sono documentata su chi fosse Marion Crawford, e la sua vita mi ha affascinata  molto, lei era la governante delle principesse Elisabetta e Margaret, è stata al servizio della casa reale fino ai 21 anni di Elisabetta, e solo dopo aver lasciato la famiglia reale si è potuta dedicare alla sua vita, ma un piccolo errore l’ha fatta ripudiare e dimenticare dai reali, Marion sottoscrive un contratto presso una casa editrice e pubblica un romanzo “The little princesses”. Questo tradimento le è costato molto caro sopratutto perché i reali la consideravano di famiglia ed avevano una grande stima per lei. Non è mai stata perdonata e alla sua morte la famiglia reale non ha portato nemmeno un fiore sulla sua tomba. 

La storia presenta alcuni errori riguardanti la famiglia reale e la stessa Crawford, la regina Maria presenta un forte accento tedesco, sembra addirittura che abbia difficoltà a parlare la lingua inglese, ma la regina Maria è nata, cresciuta ed educata in Gran Bretagna, suo padre era di origine tedesca e sua madre britannica ma l’origine del padre non credo abbia influenzato la pronuncia della regina, anche perché nessuna fonte evidenzia questo dettaglio visto che è inglese di nascita ed educazione, si racconta che la madre della principessa Elisabetta non si sia curata ed interessata all educazione della figlia, addirittura sembra sorpresa del consiglio di Marion nel far leggere libri ad Elisabetta, ciò non è affatto vero, la duchessa di York insieme alla regina Maria sono state molto presenti per quanto riguarda l’educazione di Elisabetta, la madre l’ha sempre indotta alla lettura di libri, si racconta che Marion sia stata l’unica insegnante delle principesse e che fosse stata lei a formare carattere e pensiero di Elisabetta, invece fu la regina Maria ad occuparsi maggiormente del comportamento di Elisabetta e inoltre la principessa ebbe vari maestri fin da piccola, la Crawford era una semplice tata che l’accompagnava a lezione ed ovunque fosse necessario. Si parla anche della prima foto fatta ad Elisabetta che in realtà non era una foto come si dice nel romanzo ma un ritratto, fatto all’età di sei anni da un noto artista che lavorava per i reali. Vengono menzionate anche le famose scatole usate per il trasporto di documenti reali, la loro caratteristica è il colore rosso, nel romanzo vengono descritte come semplici scatole di pelle nera. 

Ci sono tante inesattezze, anche Marion Crawford viene descritta come una persona che odia i reali che vuole allontanare Elisabetta dalle regole di corte e farle vivere la vita normale, addirittura nel romanzo assistiamo a molte contraddizioni di Marion verso le decisioni della duchessa di York madre di Elisabetta, invece fonti dicono che la Crawford aveva tanta stima dei reali e che quando li tradì addirittura in un momento di pentimento tentò il suicidio. L’autrice spesso mette in cattiva luce la famiglia reale ed è priva di imparzialità, e forse è proprio per questo che ha stravolto anche molte cose. 

Il finale mi ha delusa, sinceramente sono andata ad interpretazione, non l’ho capito, c’è il prologo iniziale collegato all’epilogo che fa intendere una cosa completamente diversa da ciò che realmente è accaduto a Marion, pero allo stesso tempo racconta del vero finale della vera vita di Marion. Quindi sono rimasta alla fine del libro con questa domanda “quindi? Alla fine cosa succede? Marion dimenticata o Marion perdonata?”. Non è spoiler perché tanto sono cose note, non c’è nulla da scoprire, anzi scoprirete cose non coincidenti con la realtà. 

Il romanzo da come avete capito non mi è piaciuto, se volete conoscere la regina Elisabetta II, Marion Crawford, ed altri personaggi leggete altri libri ma non questo, sono rimasta delusa, ho odiato Marion Crawford , ho letto senza trasporto, e sopratutto sono stata delusa da tutte le cose che non coincidono con la realtà, e mi sono chiesta “ma quanto è attendibile come storia?”. E mi dispiace perché sarebbe potuta essere una grande storia. 

lunedì 22 marzo 2021

5 Romance da leggere




Ciao lettori cari, oggi vi consiglio alcuni Romance da leggere, di solito leggo Romance quando voglio rilassarmi, quando ho bisogno di una pausa, dopo una lettura un tantino complessa, quando mi trovo ad affrontare un periodo stressante ed ho bisogno di leggerezza. In questo post trovate 5 Romance che dovete leggere assolutamente. Non è stato semplice selezionarli, ho scelto quelli che mi più mi hanno trasmesso emozioni forti, quelli che mi hanno fatto sognare ad occhi aperti e che porterò nel cuore. 



Un romanzo che vi coniglio di leggere perché è di una bellezza unica, pieno di emozioni, vi farà piangere e vi farà male, vi coinvolgerà in maniera totale da sentirvi voi stessi i protagonisti. “Phoenix eyes” non è stato un romanzo come gli altri, mi è arrivato dritto al cuore, la storia è straziante, tossica, fa male, si parla di un amore morboso, fatto di gelosia, ma c’è anche passione e allo stesso tempo gioia. Leggendo la storia si percepisce l’amore con il quale l’autrice l’ha scritta, avete presente quando si scrive un diario personale? Ecco io ho percepito la stessa intensità, la stessa intimità e forse è questo che ha reso tutto reale e tutto coinvolgente. Mi sono sentita una sola persona con Sam, la protagonista, con lei ho amato Soo Hyuk, ho sofferto, ho gioito, ho provato gelosia, ho provato le stesse emozioni che si provano verso un fidanzato e lui è stato proprio questo, un fidanzato. 


Vi consiglio di leggere “Copenhagen café” perché è una storia deliziosa, che vi appassionerà, vi farà innamorare della Danimarca e sopratutto ci farà venire tanta fame. Amerete i personaggi, molto insoliti, tutti matti scatenati, e poi ci sono loro, Kate e Ben, che vi faranno sognare. 



Ho amato questo romanzo, uno dei romance più belli che abbia letto, mi piacciono le storie d’amore dove c’è anche dolore, sofferenza, ostacoli da superare e sogni da realizzare, una storia che non annoia, diversa dalle solite e poi è anche una storia che parla di musica, di musica soul e jazz che io amo molto, quindi mi ci sono ritrovata molto nel romanzo, leggendo mi sono vista li tra le strade di New Orleans ad ascoltare musica del calibro di Etta James, Ray Charles, James Brown, New Orleans deve essere davvero una città unica, spero di andarci un giorno. “Al di là delle stelle” è un romanzo che dovete leggere perché vi farà emozionare, vi farà sentire nella musica, vi porterà tra le vie di New Orleans sulle note jazz e soul e vi farà innamorare con la bellissima storia di Jasmine e Elliott. 


Leggere i romanzi di Brittainy C. Cherry è sempre una dura prova, fanno uscire il lato debole del lettore commuovendolo ed emozionarlo fino alla fine.
Una storia indimenticabile che consiglio di leggere, vi entrerà dentro e non ne uscirà più.


Vi consiglio infine la trilogia “Tutte le volte che ho scritto ti amo”, una storia frizzante, romantica, che si legge tutta d’un fiato, con un personaggio femminile, la mitica Lara Jean, fuori dal comune che non potete non amare. Ho visto anche i film tratti dalla trilogia e mi sono piaciuti tanto, dopo averla letta vi consiglio di guardarli, li trovate su Netflix. 

Buona lettura 





sabato 20 marzo 2021

Recensione - “Phoenix eyes” di Storm Diving

 
“Phoenix eyes” di Storm Diving
€ 14,00 cartaceo - € 2,70 eBook 

Ultimamente ho avuto un blocco verso il genere Romance, le ultime letture sono state un tantino deludenti, stessa storia, zero coinvolgimento, zero emozioni, distacco tra lettore e personaggi, così mi sono messa alla ricerca di un Romance che facesse rinascere in me la magia di sognare ad occhi aperti e di sentirmi, oltre che parte della storia, anche tutt’uno con i personaggi, percependone a pieno le emozioni, e l’ho trovato, “Phoenix eyes” mi ha ridato la capacità di sognare ad occhi aperti. 

Ciò che mi ha spinto a leggere “Phoenix eyes” sono stati i pareri positivi e l’entusiasmo con il quale tante lettrici mi hanno parlato del libro, tale entusiasmo è stato contagioso e mi sono detta “proviamo, male che vada è la solita storia d’amore uguale alle altre”. 

Una volta iniziata la lettura del romanzo ho subito capito di essermi tuffata in una di quelle storie che lasciano il segno, che ti coinvolgono in maniera totale da farti vivere in prima persona ogni istante tanto da estraniarti da tutto e di vivere esclusivamente lì con i personaggi, vivendo una nuova realtà, ogni volta che aprivo il libro ed iniziavo a leggere, tutto ciò che mi circondava spariva per lasciare spazio alla Corea del Sud ed alla storia d’amore tra Sam e Soo Hyuk. 

Il romanzo è ambientato in Corea del Sud, Samuela è una studentessa di medicina che studia e pratica in un ospedale coreano, un giorno come tanti si ritrova a dover curare un ragazzo dagli occhi a mandorla dalla bellezza disarmante, i due ragazzi capiscono subito di non poter più fare a meno l’uno dell’altra. Iniziano così a frequentarsi ma la loro storia non è semplice perché Soo Hyuk fa un lavoro delicato, fa parte dei servizi segreti, e spesso è costretto a stare fuori casa per mesi senza poter dare spiegazione alcuna, ma sopratutto la sua vita è sempre esposta al pericolo. Inizia così una relazione struggente, un amore tossico che fa male ma allo stesso tempo fa anche bene. 

“Phoenix eyes” non è stato un romanzo come gli altri, mi è arrivato dritto al cuore, la storia è straziante, tossica, fa male, si parla di un amore morboso, fatto di gelosia, ma c’è anche passione e allo stesso tempo gioia. Leggendo la storia si percepisce l’amore con il quale l’autrice l’ha scritta, avete presente quando si scrive un diario personale? Ecco io ho percepito la stessa intensità, la stessa intimità e forse è questo che ha reso tutto reale e tutto coinvolgente. Mi sono sentita una sola persona con Sam, la protagonista, con lei ho amato Soo Hyuk, ho sofferto, ho gioito, ho provato gelosia, ho provato le stesse emozioni che si provano verso un fidanzato e lui è stato proprio questo, un fidanzato. 

Il finale mi ha messa a dura prova, sono arrivata all’ultimo capitolo ed avevo già intuito cosa sarebbe potuto accadere, sono stata una giornata intera ferma al penultimo capitolo senza avere il coraggio di proseguire, l’angoscia di Sam si è impadronita anche di me così come i suoi timori. Chi ha già letto il romanzo può comprendermi. 

Un romanzo che vi coniglio di leggere perché è di una bellezza unica, pieno di emozioni, vi farà piangere e vi farà male, vi coinvolgerà in maniera totale da sentirvi voi stessi i protagonisti. 


venerdì 12 marzo 2021

Recensione - “Copenhagen café” di Julie Caplin

 

“Copenhagen café” di Julie Caplin” edito Harmony

€ 6,90 cartaceo - 315 pp - disponibile su Amazon e in edicola

Benvenuti nel piccolo cafè dove il profumo di cannella riempie l'aria e la cioccolata calda è liscia come seta.La vita di Kate Sinclair, giovane PR londinese, è esattamente come l'aveva desiderata: successo, glamour e un fidanzato affascinante. Almeno finché lui non la pugnala alle spalle, soffiandole la promozione. Kate, con il cuore spezzato, mette in discussione tutto e lascia Londra per Copenhagen. Lasciatasi alle spalle il traffico dell'ora di punta e le nottate in ufficio, scopre un nuovo stile di vita fatto di dolci speziati, morbide cioccolate calde e candele profumate che scaldano il cuore insieme ai sorrisi di uomini alti e meravigliosi. Chissà che in uno di quei cafè non vi sia anche il segreto per la felicità e l'amore...



LA MIA RECENSIONE

“Copenhagen café” ha superato le mie aspettative, dopo aver letto “un te con biscotti a Tokyo” della stessa autrice e non essendomi piaciuto per nulla, non ho nutrito grandi speranze su questo nuovo romanzo, anche se ne sono stata attratta fin da subito, ma già dalle prime pagine mi sono ricreduta.

La storia è molto frizzante, riflessiva, dolce e con un pizzico di ironia, molto coinvolgente e pagina dopo pagina il lettore ha sempre voglia di proseguire e non voler abbandonare questo matto gruppo di giornalisti che fanno danni a Copenhagen con a capo la mitica Kate. 

Kate fa la PR in una delle agenzie più famose di Londra, da sempre sogna una promozione che non arriva mai, fino al giorno in cui le viene affidato il compito di occuparsi della promozione dell’apertura di grandi magazzini danesi la cui filosofia è il pensiero “hygge”. Kate in compagnia di sei giornalisti intraprende un viaggio a Copenhagen per capire cosa realmente sia il pensiero “hygge”. Stare a capo di sei giornalisti scapestrati non è semplice e ne succederanno delle belle, e poi Kate scoprirà l’amore. 

Un romanzo che mi è piaciuto molto, mi ha affascinata, la descrizione dei luoghi è stata perfetta, mi sono sentita parte del gruppo e mi sono ritrovata per le vie di Copenhagen, mi è venuta una gran voglia di visitarla e spero di riuscirci appena la situazione Covid finirà del tutto. Mi è piaciuto molto il “Varme” il café gestito da Eva, quel luogo accogliente mi ha trasmesso tranquillità ma soprattutto mi ha procurato una gran fame, tra caffè, cappuccini e infinità  di dolci danesi appena sfornati non avete idea della voglia di farne una scorpacciata, sono arrivata al punto di immaginare dolci danesi. 

Il romanzo mette molto in evidenza il pensiero “hygge”. “Hygge” significa circondarci e fare ciò che ci fa stare bene (come ad esempio una bella coperta calda, candele sparse è una comoda poltrona) in Danimarca il pensiero “hygge” è presente un poco in tutto, sopratutto nell’ arredamento, creando uno spazio confortevole che ci rende felici. Questa filosofia di vita mi ha affascinata molto ed il romanzo in base ad essa mi ha fatto capire che la vita va vissuta facendo cose che ci fanno bene, senza stressarci, dedicarci alla famiglia, e fare tutto con amore. Il mio “hygge mood” è una poltrona comoda vintage, avvolta da un plaid, davanti al camino, candele profumate ed una bella fetta di torta di mele burrosa.

Il romanzo non è stato il classico Romance, anzi si è concentrato molto sull’analisi della vita dei vari personaggi, grazie al viaggio in Danimarca e grazie al pensiero “hygge” ognuno di loro inizia a rendersi conto di vivere una vita poco felice trascurando le cose importanti, molti di loro infatti rinascono, e questo è stato molto riflessivo ed utile anche per me lettore. E poi c’è stata la storia tra Kate e Ben, loro mi hanno fatto sognare, un amore fatto di alti e bassi, bellissimo. E poi c’è stato il finale, che mi ha dato tante soddisfazioni ed è stato proprio come lo avrei voluto...bello come una favola. 

Vi consiglio di leggere “Copenhagen café” perché è una storia deliziosa, che vi appassionerà, vi farà innamorare della Danimarca e sopratutto ci farà venire tanta fame. Amerete i personaggi, molto insoliti, tutti matti scatenati, e poi ci sono loro, Kate e Ben, che vi faranno sognare. 

Buona lettura. 

domenica 7 marzo 2021

Recensione - “Cinquanta modi per dire pioggia”Asha Lemmie

 

“Cinquanta modi per dire pioggia” di Asba Lemmie

Edito Nord

Prezzo: € 18,00 cartaceo - € 9,99 eBook 

Kyoto, 1948. Nori Kamiza ha solo otto anni quando viene lasciata dalla madre davanti al cancello di un’enorme villa di proprietà della nonna. Sola e spaventata, la bambina viene accolta in casa, seppur a malincuore. La famiglia Kamiza è tra le più nobili del Giappone, imparentata addirittura con l'imperatore, mentre Nori, con quei capelli crespi e la pelle scura, è il frutto della scandalosa relazione con un gaijin, uno straniero, per di più di colore. Perciò la nonna fa il possibile perché Nori rimanga un segreto ben custodito. La relega nell'attico e la costringe a trattamenti per renderla «più giapponese»: le stira i capelli e la sottopone a bagni nella candeggina per rendere la sua pelle più bianca. Nori impara fin da subito le regole fondamentali: non fare domande, non lamentarsi, non opporsi. Ma tutto ciò che conosce viene sconvolto dall’arrivo di Akira, il suo fratellastro. Nori è certa che Akira la odierà: lui è il legittimo erede della famiglia, lei il marchio d’infamia che lo disonora. Eppure presto si rende conto che Akira non è come gli altri. Akira viene dalla grande e moderna Tokyo e non gli importa nulla né dell’aspetto di Nori né delle regole della nonna. Per lui, Nori è la sua sorellina e l'adora, almeno quanto Nori adora lui. Così, i due diventano inseparabili e Akira mostra a Nori un mondo nuovo.Un mondo in cui, finalmente, lei non è un’intrusa, non è sbagliata. Un mondo in cui il pregiudizio è sconfitto dalla forma più pura d’affetto: quello che non chiede nulla in cambio. Un mondo in cui anche lei ha il diritto di essere felice. Tuttavia ogni cosa ha un costo. E la libertà di Nori potrebbe richiederne uno altissimo…

LA MIA RECENSIONE 

Per la rubrica di marzo di #viaggiandoinoriente medio oriente e nord Africa ho deciso di leggere “Cinquanta modi per dire pioggia”, questa volta viaggiamo in Giappone, e vivremo con Nori a contatto con le antiche tradizioni che Vigevano nel 1948 nella sua nobile famiglia, tradizioni che oggi possono sembrarci alquanto assurde ed ingiuste, sopratutto nei confronti della donna, vista come essere inferiore destinata a matrimoni combinati per poi generare un erede maschio. 

“Cinquanta modi per dire pioggia” è un romanzo profondo, delicato, ma anche forte, potente, capace di far provare emozioni contrastanti, amore, tenerezza, dolore, odio, rabbia e gioia. 

Il personaggio principale è Nori, una ragazzina che viene abbandonata dalla madre fuori la casa dei nonni, appartenenti al una nobile famiglia giapponese ed imparentati con l’imperatore, Nori viene accolta ma rinchiusa in una soffitta perché frutto di un amore clandestino tra sua madre e un uomo straniero di colore. Nessuno deve sapere dell’esistenza di Nori perché è una “bastarda” dalla pelle scura e i capelli ricci e crespi, ma la sua vita fatta di reclusione e violenza inizia a cambiare con l’arrivo del suo fratellastro Akira. Nori è un personaggio speciale, la sua forza, la sua calma, la sua sopportazione mi hanno emozionata e commossa dall’inizio fino alla fine. Nori è diventata un’amica speciale mi sono legata tanto a lei, l’avrei voluta salvare dalla sua vita infelice, dalle violenze, dalle offese ricevute, ho sofferto con lei, ho gioito, ho provato compassione e anche odio, lei è un personaggio che resta nel cuore. 

Il romanzo fa respirare a pieno le tradizioni giapponesi, tradizioni di antiche famiglie nobili dove la donna è considerata solo un modo per dare un erede maschio, sottomessa ad antiche regole e a vivere una vita infelice senza libertà. 

Il finale non me lo sarei mai aspettata, non è stato come credevo, avrei preferito altro ma forse è stato giusto che finisse a quel modo, Nori si trova a fare una scelta molto difficile, a fare delle rinunce, un finale che mi ha rattristito ma che mi ha fatto provare anche tanto senso di vittoria e rivendicazione.  Anche se il romanzo è autoconclusivo la parte finale ha lasciato delle parentesi aperte e non mi dispiacerebbe se magari ci fosse un seguito. 

Un romanzo che mi ha coinvolta dalla prima all’ultima pagina emozionandomi e commuovendomi, ve lo consiglio perché è una storia potente che vi toccherà il cuore.